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L'Ue non trova l'accordo sull'accoglienza per i profughi

L'Ue non trova l'accordo sull'accoglienza per i profughi - Pierluigi Natalia

 

Occasione perduta

 

 

14 settembre

 

Quanto sta profilandosi in queste ore a Bruxelles nella riunione dei ministri dell'Interno dei Paesi dell'Ue sulla questione dei profughi e dei migranti conferma che il vecchio continente non sa trovare una politica comune basata sulla tutela dei più deboli e sul rispetto dei diritti dell'uomo. Scrivo queste righe, nelle prime ore del pomeriggio, quando la riunione non è formalmente ancora incominciata, con un senso di amarezza al quale non riesco ancora ad abituarmi dopo quarant'anni di professione e purtroppo di reiterate dimostrazioni di come gli interessi “di bottega” prevalgano sul senso di umanità nei rapporti internazionali.

Quanto sta filtrando da Bruxelles rende chiaro che la riunione si concluderà con un ennesimo rinvio di decisioni. Un rinvio che significherà altri morti, altra disperazione, altre sconfitte per ciascuno di noi, a parte la feccia razzista che regolarmente e ciclicamente torna a farsi arrogante, a spargere veleno e a guadagnare consensi.

Nessuna intesa su come “ricollocare” 120.000 profughi, lo 0,1 per cento della popolazione europea. Niente unanimità neppure su un “accordo di principio”, espressione che già di per sé significa poco nei rapporti diplomatici. Accordo solo per mandare un po' di navi a fare la guerra nel Mediterraneo, non si capisce bene a chi. Nonostante che a più riprese si sia “annacquato” il testo proposto dalla Commissione europea, da “impegno” vincolante sull'accoglienza ad appunto “accordo di principio” fino a mera “volontà”, diversi Paesi finiranno per rifiutare di accettarlo. Si tornerà a parlarne tra un mese, quando una decisione potrebbe essere presa a maggioranza qualificata, un'ipotesi che molti continuano però a ritenere un'ultima spiaggia. Tra quanti non la escludono c'è l'alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell'Ue, Federica Mogherini: «Non spetta a me decidere, ma non vedo perché no», ha detto in queste ore.

Un via libera è invece prevedibile al primo schema di quarantamila ricollocamenti (26.000 dall’Italia e 14.000 dalla Grecia) che nelle intenzioni dovrebbe fornire la base legale per costituire centri di smistamento per distinguere i profughi dai migranti economici. Questi ultimi dovrebbero essere trattenuti in Italia e Grecia, in centri attrezzati regolati da una "certa severità" in attesa del rimpatrio, come sostiene il ministro dell'Interno italiano, Angelino Alfano, chiedendo al tempo stesso che i rimpatri siano pagati e gestiti da Frontex, l'agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne. Insomma, l'Europa deve pagare per cacciarli, non per accoglierli.

Nel frattempo, la vicenda sta suscitando sospensioni unilaterali del trattato di Schengen sulla libera circolazione in territorio europeo. La Germania, che aveva aperto le porte ai profughi, ha ripristinato i controlli alle frontiere, subito seguita da Austria e Slovacchia. La Polonia, a quanto sostenuto da fonti diplomatiche, sta valutando un passo analogo e anche il ministro dell'Interno francese, Bernard Cazeneuve, ha prospettato di prendere questa strada se dovessero presentarsi problemi alla frontiera con l'Italia. E intanto, domani entrano in vigore in Ungheria le nuove leggi che prevedono tre anni di reclusione per l’ingresso illegale nel Paese, pena prevista anche nel caso di “danneggiamenti” alla barriera di filo spinato che lungo quel confine è stata posta.