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La tragedia a Lampedusa

La tragedia a Lampedusa - Pierluigi Natalia


Trappola d'acqua e di fuoco.

  

E d'indifferenza

  

  

3 ottobre 2013

In una trappola mortale d'acqua e di fuoco si è consumata poco prima dell’alba di oggi una delle più gravi tragedie delle migrazioni in Mediterraneo. A circa mezzo miglio marino al largo di Lampedusa è scoppiato un incendio su un’imbarcazione in difficoltà. Mentre queste righe vengono scritte sono ancora in atto i soccorsi in mare, ma le conseguenze della sciagura si prospettano terrificanti. Sono stati finora recuperati i corpi senza vita di 94 persone, compresi una donna incinta e quattro bambini, una dei quali di apparente età di meno di tre anni. Secondo i 151 superstiti tratti in salvo, sull’imbarcazione c’erano oltre cinquecento persone. Ne risulterebbero dunque disperse più di duecentocinquanta.

Sembra che le fiamme si siano propagate da una coperta incendiata dai naufraghi per attirare l’attenzione di un peschereccio non distante. Ma a questa trappola la casualità concorre solo in parte. Ci sono scelte precise, nazionali e internazionali, in quella che Papa Francesco ha chiamato globalizzazione dell’indifferenza, all’origine di una strage che si ripete da almeno un ventennio, periodo in cui il Mediterraneo è diventato tomba di venticinquemila persone, contando solo le vittime accertate.

«È un orrore», ha ripetuto più volte tra le lacrime il sindaco di Lampedusa Giusy Nicolini, assistendo sul molo Favarolo all’arrivo delle barche cariche di cadaveri. Le salme sono state via via trasportate nell’hangar dell’aeroporto perché nella camera mortuaria non c'è più spazio. In un messaggio al Governo — che riferirà al più presto alle Camere, come comunicato in mattinata da Palazzo Chigi — il sindaco manifesta il suo «cordoglio per le centinaia di vite spezzate alla ricerca di un futuro migliore proclamando per domani il lutto cittadino», e aggiunge che «accanto al profondo dolore, c'è lo sgomento e la rabbia per l’atteggiamento delle istituzioni italiane e dell’Europa che continuano a considerare il fenomeno dei migranti come un’emergenza» e non come una realtà epocale da affrontare con politiche lungimiranti di accoglienza e di cooperazione internazionale. L’assenza di misure e strutture adeguate rende difficile anche prestare cure mediche ai superstiti, come ha sottolineato Pietro Bartolo, responsabile del poliambulatorio dell’isola. In nottata, prima del tragico naufragio, altri due barconi con a bordo complessivamente 463 persone erano stati soccorsi al largo di Lampedusa.

Come di recente sembra accadere spesso, è stato Papoa Francesco a trovare la parola più chiara: «È una vergogna», ha detto, esprimendo dolore e profonda indignazione per il continuo ripetersi di queste sciagure nell’indifferenza della comunità internazionale. Di «una notizia che fa sorgere sentimenti di tristezza e indignazione perché non possiamo continuare a contare morti come se fossimo semplicemente testimoni» ha parlato anche l'arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, che è presidente della commissione episcopale per le migrazioni. «Si parla sempre di emergenza — ha detto — ma forse dobbiamo cambiare il senso di questa parola. Questa è storia, la storia di ogni giorno, è quella storia dove vediamo nei volti di bambini, di donne. Non possiamo fare gli spettatori».

Analoghe espressioni aveva usato poco prima Laura Boldrini, la presidente della Camera dei deputati, certo la voce più qualificata che si sia nelle isatituzioni italiane su questa questione, dato che prima del suo impegno in politica era stata portavoce nel nostro Paese dell'alto commissariato dell'Onu per i rifugiati e, prima ancora, del Programma alimentare mondiale, trascorrendo una vita d'impegno in quelle che Papa Francesco chiama le periferie del mondo. «L’aspetto più sconvolgente — aveva detto Boldrini — è il fatto che assistiamo da anni a tragedie identiche, sentendoci coinvolti, pronunciando parole di sincera commozione, ma senza trovare soluzioni». Secondo Boldrini, «siamo tutti vittime consapevoli o no, di quella globalizzazione dell’indifferenza che proprio a Lampedusa Papa Francesco ha denunciato in modo sferzante».