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Le brevi corolle - Poesie

Le brevi corolle - Poesie - Pierluigi Natalia

Crisalidi rotte

Così la mia estate

Qualcuno ne attende


I testi della raccolta

Crisalidi rotte


Ecco...
quando più la certezza è decisa,
quando ormai ogni dubbio è risolto,
un chiarore di antico tramonto
può portare di nuovo una strana paura.
E il passato rinnova
dei suoi attimi il suono.

Ecco...
in ogni inizio di nuova esistenza,
c'è una farfalla che vola
e una crisalide rotta
che un giorno era seta



***


Voi conoscete il mio amore bambino
e lo sapete fragile
come di vetro
e così limpido.

Non chiedetegli il suo perché
né la sua storia.
Non appannatelo ancora
di vuota conoscenza.



***



Fuggivano i passi
e la guardai spezzare
diamanti insicuri di rugiada.
Il volto di bimba...
dolcissimo.
Ma in fondo allo sguardo
crudeli due occhi gelati
cercavano forse dei come.
Il volto era giovane vita...
il volto di un'alba.
Ma in fondo allo sguardo gelato
crudele un accenno di riso
il mio tramontare diceva.



***



Eppure avevi qualcosa
rubata
o forse donatami
celata negli occhi.
Come rimpianto improvviso
l'ho avuta
o come dono non compreso.
E sazio della tua giovinezza
ho giaciuto pago...
senza chiedermi perché
del tuo sguardo affannato
e torbido d'inappagati desideri.



***



Dove hai nascosto la mia giovinezza?
delle mie speranze che avevi fra le mani
cosa ne hai fatto?
Mi hai regalato il corso di un istante
e sei fuggita...
senza lasciarmi una carezza
da ritrovarne il tepore.



****



Ti rivorrei vicina ora
come quando ansiosa e innocente
nel primo ritrovarti donna.
Come allora tra le mie braccia
vestita di mattino.
Insicura ancora
e già crudele.



***



Qualcosa
come una carezza mai donata
a ricordarmi di te.
E ho pianto il ricordo del tuo volto.
Qualcosa sulle soglie del giorno.
E ho pianto la notte terminata
e la vecchiezza dolorosa dell'alba.



***



Cammineremo insieme
con le mani unite

             (la notte moriva nell'alba
             c on palpiti viola)

e avremo fra noi 
come rimpianti
i suoni carezzevoli di agosto

             (vorrei donarti sorrisi
             e il tepore delle mie mani)



***



E di un povero fiore
colto sui massi
il grazie era un sorriso.
Ed era come darmi intero
offrirtelo nelle mani.
E ho ritrovato quel fiore come diadema
e quel sorriso,
come una pagina di ricordo
dissepolta per non disperare.



***



Addio gelsomino....
addio viola....
Se guardi un bambino che gioca
ricordami mentre cantavo.
Addio betulla snella...
ricordami allegro
se ascolti una tromba ubriaca.
Addio profumo di grano...
ho il flauto spezzato su una nota triste...
L'immagine e il suono
dei nostri tre anni
scompaiono indietro.
E non ne è turbato
il tuo giorno di nozze.
Se fuggi...
se uccidi il tuo essere bimba ...
non sentirai il mio pianto...
Addio... addio... addio...
Ricordami mentre cantavo.



***



Correvano cuccioli nel prato
e ti tenevo per mano.

Io non ricorderò il tuo ultimo volto.
Ho perso l'azzurro profondo del cielo
e il monotono dolce fruscio del mattino.
Avevi risate negli occhi...
l'ho perse.
Mi eri conforto...
ristoro...
non posso volerti del male.
Io non ricorderò il tuo ultimo volto.

Correvano cuccioli nel prato
e ti tenevo per mano.



 Così la mia estate



Lasciate fioriti i viali
e sorridetene.
Presto scompaiono
le brevi corolle dell'estate.
Cedetene la morte al freddo...
Non siate brina.



***



Aveva gli occhi buoni
e una risata allegra.
Aveva mani e carezze
e aveva parole.
Vieni...
Dove è più fresco il pane
e pura l'acqua.
dove giocano i bambini
e hanno sorrisi...
Ma ho perso i passi
e mi ha lasciato solo.



***



Dimmi,
hanno pensieri i fiori?
non le orchidee o le rose
ma i gelsomini di campo e le viole.
Dimmi,
hanno speranze i pioppi lungo il fiume?
o sogni il sole?
e s'innamora il vento?
Dimmi,
ha ricordi la pioggia?
le foglie hanno tristezza?
hanno allegria le nubi?
E se non pensano
perché hanno parole?



***



Come acqua filtrante
da calice di mani
fugge via lungo i polsi
la giovinezza intrattenuta.
Come confitte
da vento fanciullo crudele
gelide schegge di pianto
tormentano illacrimate la stanchezza.

                   (Oh il tempo
                   trascorso prima
                   d'assaporarlo intero.
                   Bagliore vivido
                   solo per un istante
                   non colto pieno)



***



Perché non carezzate più
pallide mani inquiete?
Perché nei gesti soliti di sempre
non ritrovate più la vostra essenza quieta?
Perduto è ormai il linguaggio silenzioso
con cui le parlavate nei tramonti.
Perduto il consolarla dei fantasmi
e lo scacciarle all'alba i sogni che temeva.
Perduta è la dolente pace dei mattini,
la simmetria serale delle ombre.
Perché l'inverno vi è tormento?
Perché non ritrovate un orizzonte
nel placido fissarvi dei suoi occhi?
Perché non carezzate più
come in trascorse estati?
Pallide inquiete mani,
perché la vostra notte ora?
Perché strette alle tempie voi piangete?



***



Veglia...
fremente di vita e di fatica.
Lenta tra i rumori
che regala al tempo
l'oscuro sguardo della notte.
Verso le stelle
il fremito del cercare
sempre più intenso...
sempre più doloroso.
E risposte...
come baci inattesi che bruciano.



***



Dormono le cime innevate
e i cuccioli al caldo delle madri.
Dormono gli alberi snelli
e i timidi fiori di campo.
E dorme il cielo
e ha nostalgia del sole.



***



Dolci voci di placidi mattini
come care siete al mio silenzio.
Tenui sensi di declinata estate
venite a consolarmi in settembre.
Siatemi accanto...
pegno e ricordo insieme.



**


Giornate lente d'agosto
pigre nella calura.
Qualcosa vacilla di me...
qualcosa muore...
col rimpianto per fiori non colti
e il dolore di quelli appassiti
mentre li avevo nelle mani.



***



E le cicale ripetono il verso
della sera che sfocia nel buio.
Un giorno è trascorso
di strana lentezza.
Un nome che torna...
ossessivo e caro alla memoria
come nel mattino un sorriso
colmo d'ansie inespresse.
Un nome che turba...
come risveglio improvviso dell'alba.
Un nome che turba e riempie...
come l'accordo di un giorno
trascorso con strana lentezza.



***



Come d'incanto
fantasmi nel mattino
danzano e intrecciano le mani.
Così la mia estate...
come tremante di rugiada.



***



Domani è novembre...
con la sua nebbia
sulla tua stanchezza.
E intorno a te il silenzio.
Non urlare la tua ferita
non maledire...
è stato bello ottobre con il sole.
Non maledire.



Qualcuno ne attende



E canterai come chi ama
con nel cuore i silenzi notturni
e gli umidi soffi del vento.
E canterai come chi soffre
con nel cuore frammenti di gioia
e parole lontane.
E soffrirai
di mille stanchezze
la tua
vivendo soltanto parvenze di pace.



***



Della mia anima
prendete solo la gioia.
Lasciatemi il mio amore dolente.
Lasciate che soffra
la mia parte d'omicidi.
Lasciatemi i volti
dei miei fratelli uccisi.
Per i miei sogni
spezzati grandine
vi do carezze rubate al passato.
E il vento della memoria
che brucia le labbra di baci.



***



Se vedi negli occhi di un uomo
stanchezze disperate
osserva la gioia dei tuoi.
Se un uomo...
il migliore...
morendo rinnega se stesso
tu vivi.
Attendi il risveglio
di morte stagioni.
Attendi gli istanti del bello.
Se un uomo...
il pù stanco...
soffrendo rinuncia alla vita
combatti la lotta di lui...
Combatti la tua...
e anche per lui la vittoria.



***



Non ti sia strano
questo mio vecchio parlare.
Non ti sia strano
il mio raccontarti
giorni vuoti di stanco presente.
Io ero tra gli angeli incoscienti
che dominavano il vento
ebbri di rugiada.
Io ero tra i signori adolescenti
delle stagioni allegre.
Ora invece i gesti della sconfitta
si ripetono nello spazio tra i minuti
cercandosi invano
un ruolo di certezza.
E solo in te
generazione viva
del mio tempo invecchiato ...
a tratti...
improvvisa appare la vittoria sul tempo.



***



Non voglio il sangue dei fiori.
Le fragili vite recise
come sorelle di pianto
nella violenza della luce.
Non voglio il marrone dolente delle foglie.
Il libero abbandono del volo
è solo  morte violentata
nel silenzio freddo.
Datemi automobili e tram
e il rumore dei treni.
Non voglio pallidi visi di donna.
Datemi facce stanche
e ascelle sudate.
Non voglio bellezze deluse.



***



L'anima mia con i capelli bianchi
me l'hai ridata stanca.
Ma canta...
il rombo delle moto
e gli ombrelloni gialli.
L'anima mia con gli occhi tristi
canta...
La forza allegra delle locomotive
e l'urlo degli stadi.
Il tempo canta delle cose vive
l'anima mia vecchia con rughe.



***



Ed era bello amarti
col sole montanaro che bruciava.
Era l'estate amarti.
Ma non canto l'estate
e i mari di frumento
né la tua giovane vita.
L'arsura canto delle notti vuote.
Non i capelli e il volto
non il tuo corpo
non i tuoi occhi e i seni.
La notte canto e l'insonnia...
e la morte dei fiori.



***



Vorrei sentirti fredda
sgualdrina adolescente
della mia vecchiezza.
Vorrei innocenza
di cui velare i ricordi
delle tue presenze
mai interamente sincere.
Eppure ti risento nel mio piacere
giovane beffa
del mio autunno gelato
come signora del mio corpo
e alla mia anima offesa
aguzzina irridente.



***



Perché mi manchi soffro
giovinezza omicida.
Perché non carne viva
ma solo onirica presenza...
rimpianto notturno.
Senza certezze di rinnovo
senza speranze di ritorno
fantasia vagante
negli spazi pieni
del tempo del passato.
Rimpianto sei...
e doloroso senso di sconfitta
amore intrattenuto...
Palpito breve tramontato.



***



Non combattete soli
sopravvissuti pallidi.
Cercate aiuto nelle città affannose.
Date la vostra tragedia come pegno.
A voi già sconfitti
è importante la vita.
Voi non uccisi
pagate il pane
col cadavere dell'orgoglio seppellito.
Pagate le città degli uomini
col profumo del vostro dolore.



***


Come ricordi amari
macerie di civiltà.
Esseri stanchi
lungo sentieri sconfitti
come sciacalli magri
cercano inutilmente
brandelli di vita trascorsa.
Cercano...
con affanno crudele...
testimonianze dell'essere stati.
Le pale tra le macerie
scavano cupe...
dure...
bisturi inutili della tragedia.



***



Se hai un volto nello sguardo
di donna...
di bambino...
colmatene il cuore
e vattene.
Se hai una strada
accettala...
accetta la fatica.
Non perderai il presente
non tradirai i tuoi ricordi.
Solo conquisterai
solo vivrai la strada.
Delle tue mani fanne carezze
fanne doni...
Qualcuno ne attende
a ogni svolta del tuo cammino.


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