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Marcia per le studentesse rapite da Boko Haram

Marcia per le studentesse rapite da Boko Haram - Pierluigi Natalia

 

 

219 speranze

 

14 aprile 2015

Si è svolta nel segno della speranza, anzi di 219 speranze, la marcia organizzata oggi ad Abuja, la capitale della Migeria, dalla campagna BringBackOurGirls («portate indietro le nostre ragazze) nel primo anniversario del sequestro delle studentesse di Chibok, nello Stato nordorientale del Borno, a opera di Boko Haran. La marcia, conclusa nella sede del ministero dell'Istruzione, con la consegna di una lettera nella quale si ribadisce che il Governo ha il dovere di riportare al più presto a casa le giovani, è stata aperta proprio da 219 ragazze, “ambasciatrici” delle loro 219 coetanee scomparse dalla notte tra il 14 e il 15 aprile 2014.

Analoghe iniziative si sono tenute a Lagos, la principale città nigeriana, nella stessa Chibok e in altre località, comprese alcune all'estero, come Londra e New York.

C'è dunque un'ostinata speranza, nonostante il pessimismo di molti sulla sorte delle ragazze, delle quali da allora non si hanno notizie certe. «Siamo convinti che siano ancora vive e allora, ancora di più, speriamo e ci battiamo», ha detto Rotimi Olawale, portavoce di BringBackOurGirls, secondo il quale «inizialmente le autorità hanno fatto poco e male, ma l’intensificarsi della campagna militare delle ultime otto settimane fa sperare, perché è stato possibile liberare diverse persone prese in ostaggio da Boko Haram».

l portavoce ha aggiunto che «dopo 365 giorni di prigionia le ragazze sono traumatizzate, ma per noi è importante sapere che alcune di loro hanno avuto contatti con compagne di scuola riuscite a scappare subito dopo il sequestro».

Ad alimentare l'ottimismo di alcuni sul fatto che le studentesse siano ancora vive sono anche i racconti delle poche giovani riuscite a sfuggire a Boko Haram, che ne ha rapite oltre duemila. Una di loro, la ventitreenne cristiana Liatu Andrawus, rapita lo scorso giugno e rimasta prigioniera dei miliziani jihadisti, che l'hanno costretta a “sposare” uno di loro, fino a che l'esercito nigeriano non ha ripreso a marzo il controllo della città di Gwoza, ha detto di avervi incontrato molte ragazza di Chibok alle quali era stata imposta la stessa sorte. La giovane ha poi chiarito di non sapere cosa sia successo alle studentesse dopo la fuga di Boko Haram da Gwoza a fine marzo, ma di suppone che siano state portate i tra le montagne di Mandera.

Non ha voluto negare speranza il neoeletto presidente nigeriano Muhammadu Buhari, che entrerà in carica il mese prossimo. Tuttavia, pur dicendosi deciso a fare tutto il possibile, Buhari ha chiarito di non poter promettere la liberazione delle ragazze di Chibok. «Il posto dove si trovano resta ignoto. mi piacerebbe molto poterlo fare, ma non posso promettere di ritrovarle», si legge in un suo comunicato.

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