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Rapporto dell'Organizzazione mondiale delle migrazioni sui morti in Mediterraneo

Rapporto dell'Organizzazione mondiale delle migrazioni sui morti in Mediterraneo - Pierluigi Natalia

 

Duemila

non sono arrivati

 

4 agosto 2015

 

Oltre duemila profughi e migranti sono morti quest’anno nel Mediterraneo mentre cercavano di raggiungere le coste europee. Lo ha comunicato l'Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), confermando l'aggravamento di una tragedia alla quale la comunità internazionale e segnatamente òl'Unione europea non sa ancora dare sollievo. Nei primi sette mesi del 2014 i morti accertati in analoghe circostanze furono 1607 e a fine anno se ne erano contati 3279. «È inaccettabile che nel xxi secolo la gente che fugge dai conflitti, dalle persecuzioni, dalla miseria e dal degrado della terra debba sopportare queste terribili esperienze nei loro paesi, per non parlare durante il viaggio, per poi morire alle soglie dell’Europa», ha commentato il direttore generale dell’Oim, William Lacy Swing, presentando il rapporto a Ginevra.

Il principale teatro di questa strage è il canale di Sicilia, lungo le rotte tra la Libia e l'Italia, affrontate da tanti infelici su natanti sempre più fatiscenti messi in mare dal cinismo dei trafficanti di esseri umani. Secondo l'Oim, quest’anno l’Italia e la Grecia hanno registrato un flusso simile di arrivi - rispettivamente oltre 97.000 e 90.500 - ma 1930 persone sono morte mentre cercavano di raggiungere l’Italia contro le 60 decedute in rotta verso la Grecia. Quelli tratti in salvo – dai marinai italiani e non solo ai quali nessun clima di rifiuto, purtroppo crescente in Europa, fa dimenticare il rispetto della prima legge del mare: salvare le vite umane – sono stati appunto 188.000, e l'Oim dà per certo che entro la fine dell'estate sarà abbondantemente superato il numero di duecentomila.

Nel frattempo, non non s’interrompono i tentativi di alcune migliaia di profughi e migranti accampati a Calais, in Francia, di penerare nell’Eurotunne, il collegamento ferroviario sotto la Manica, per raggiungere la Gran Bretagna.

Sulla vicenda — e più in generale sull’immigrazione — il Governo di Londra conferma e accentua la linea dura. Oggi ha deciso di inviare altri cento uomini a Calais per aiutare le autorità francesi a gestire la caotica situazione all’imbocco dell’Eurotunnel. Al tempo stesso, il ministero dell’Interno ha approntato un piano che prevede la fine dei sussidi e dei benefici del welfare per migliaia di richiedenti asilo e per le loro famiglie, in caso di respingimento della domanda di asilo — provvedimento per il quale la legge prevede diverse possibilità di ricorso — per scoraggiarne la permanenza prolungata in Gran Bretagna.