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Dopo la visita di Papa Francesco a Lampedusa

Dopo la visita di Papa Francesco a Lampedusa - Pierluigi Natalia

Durerà il risveglio

  

di coscienza

  

sui migranti?

  

  

11 luglio 2013


 

Di Pierluigi Natalia

Durerà questa risvegliata coscienza europea sui migranti seguita al viaggio, già storico, fatto da Papa Francesco a Lampedusa? Le reazione delle prime ore lo farebbero sperare. le risposte europee alla questione migratoria. Il 10 luglio, due giorni dopo quella visita a Lampedusa che si delinea già come un fatto storico, la Corte europea dei diritti umani, interpellata d’urgenza da organizzazioni non governative, aveva ammonito le autorità di Malta - che proprio con Lampedusa condivide il ruolo di porta europea meridionale - a bloccare il piano per respingere in Libia quasi un centinaio di profughi somali soccorsi in mare.

 In precedenza era stata la svedese Cecilia Malmstrom, il commissario Ue per gli Affari interni, a intervenire sull’illegalità di un simile provvedimento in base alle leggi comunitarie e internazionali e sull’inviolabilità del diritto d’asilo. «In base agli obblighi derivanti dalla legislazione europea e dal diritto internazionale — ha ricordato — tutte le persone che arrivano sul territorio comunitario possono presentare domanda d’asilo e hanno il diritto di vedere la loro situazione valutata adeguatamente; ogni operazione di rimpatrio deve rispettare queste condizioni, in particolare il principio di non respingimento». La Commissione Ue è decisa non solo a utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per assicurare che siano rispettate le norme internazionali, ma anche «a incrementare il sostegno a Malta — ha detto ancora Malmstrom — se si dovesse trovare a fronteggiare una crescente pressione migratoria». E se le autorità locali lo chiederanno, «siamo pronti a discutere di ulteriori misure di sostegno, siano esse di carattere finanziario o di assistenza».

Il primo ministro maltese, Joseph Muscat, che aveva prospettato il respingimento, in nome di una presunta «protezione dell’interesse nazionale» ha ribadito che il suo Governo prende in considerazione tutte le opzioni riguardo all’afflusso di migranti, ma ha affermato che Malta non violerà i suoi obblighi internazionali.

Fin qui tutto bene. Ma intanto, soprattutto in Italia, sono incominciati gli attacchi a Papa Bergoglio e, in subordine all'unica rappresentante delle istituzione che su questa questione è davvero qualificata a dire parole di verità. Si tratta, ovviamente, della Presidente della Camera, Laura Bolgrini, che negli anni scorsi, come portavoce dell'Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati, a Lampedusa c'è stata sempre, a difendere il diritto dell'uomo.

Ridurre il commento a valutazioni sugli autori di tali attacchi, la solita destra becera, sarebbe riduttivo. Purtroppo non si tratta solo di ignoranza, né si può liquidare la questione con un paio di considerazioni sul razzismo insito nella destra italiana. Gli attacchi al Papa si spiegano con il fatto che lo hanno capito benissimo. Il Papa, infatti, ha denunciato accanto alle responsabilità individuali quelle politiche, la «crudeltà che c'è (…) in coloro che nell’anonimato prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi come questo». E insieme quelle di quanti, magari non anonimi, ma abituati a lucrare consensi senza spessore e a vestirsi della pavidità compromissoria del potere, di quei decisori si mostrano servi, o compiacenti o peggio ignavi. E in Italia sembrano essercene a bizzeffe, compresi molti che si definiscono cattolici in politica e per i quali la dottrina sociale della Chiesa è una sorta di componente che si può comodamente ignorare. Tanto qualche gerarchia ecclesiastica pronta a benedirli la trovano comunque.

E avrà pure un significato che quei parlamentari italiani sedicenti cattolici che negli anni hanno votato leggi inique e feroci, comprese alcune che sono arrivate a definire l’immigrazione un reato penale, si siano chiusi in un silenzio pavido, né approvando quanto detto dal Papa, né prendendo le distanze dai loro compagni di cordata.

Certo, quei politici che si mettono in prima fila durante le Messe con diretta televisiva e che magari hanno ogni momento in bocca (a chiacchiere) “famiglia” e “valori non negoziabili” non sono certo espressione della Chiesa, così come quei consacrati che ci fanno affari insieme. In questo senso, l'impegno cattolico non incomincia certo con Papa Francesco. Da sempre, moltissime voci delle istituzioni religiose, dell’associazionismo e del giornalismo cattolici hanno ricordato che gli africani, prima li abbiamo schiavizzati per due o tre secoli, e quelli che morivano sulle terribili galere venivano sepolti nell’Atlantico (come quelli che scompaiono adesso negli oceani e nel Mediterraneo); poi per oltre un secolo li abbiamo colonizzati, per portargli via materie prime che servivano alla nostra industrializzazione; adesso non li vogliamo fra di noi, punto e basta.

Ma forse l'esempio di Papa Bergoglio ci insegnerà a dire parole ancora più forti e più chiare Ad esempio, per ribadire che l’accoglienza dello sventurato, la protezione del profugo, sono tra quei valori che la Chiesa considera non negoziabili. Ad esempio, per affermare che quanti rifiutano un’Italia multietnica e multiculturale rifiutano un’Italia cristiana. Ad esempio, per dire che è troppo comodo far dipendere dai sondaggi le posizioni che si prendono in politica.

Già: quanto durerà il risveglio di coscienza?