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I bambini terroristi dell'Isis e di Boko Haram

I bambini terroristi dell'Isis e di Boko Haram - Pierluigi Natalia

Infanzia

travolta

dal jihadismo

 

 

10 marzo 2015

La guerra in corso in Iraq e Siria e quella in Nigeria sembrano rispondere ormai a identici schemi. Le operazioni militari contro il cosiddetto Stato islamico (Isis) e quelle contro Boko Haram hanno fatto registrare negli ultimi giorni importanti sviluppi sul piano strategico.  

La risposta dell'Is tenta ancora una volta di dettare l'agenda dell'informazione, mettendo in secondo piano le sconfitte subite. Un ennesimo filmato ha confermato oggi una studiata strategia di corruzione e di violazione dell'infanzia. Un bambino trasformato in boia di un presunto collaboratore dei servizi d'informazione israeliano è il protagonista dell'ultima atrocità mostrata dalla propaganda jihadista. Un analogo video l'Is aveva messo in rete due mesi fa.

Da parte sua, anche Boko Haram – che di recente ha dichiarato la sua adesione prorio al sedicente califfato proclamato dall'Isis - ha risposto oggi alle sconfitte subìte dalle forze governative nigeriane e da quelle inviate dai Paesi confinanti con una nuova strage provocata da due giovani attentatrici — una delle quali poco più che bambina, secondo le prime testimonianze — in un affollato mercato di Maiduguri, la capitale dello Stato nordorientale del Borno, che del gruppo jihadista è considerato la roccaforte.

                      Si conferma, dunque, un fenomeno caratterizzato non solo dai suoi aspetti di atrocità, ma soprattutto da quelli ideologici e propagandistici. Non si tratta, in questi casi, di riflettere sulla pratica, da sempre presente nella storia umana, di trasformare i bambini in strumenti di guerra e di crimine, anche se certo nella nostra epoca, sempre più segnata dalla cosiddetta banalità del male, tale pratica è stata usata a dismisura da gruppi armati e criminalità organizzata. E neppure dei modi di reclutamento di questi bambini. Né dell'Isis né di Boko Haram si conosce, infatti, il ricorso all'uso brutale di droghe e terrore, messo in atto da altri gruppi (basti citare i bambini costretti a uccidere i loro genitori dal cosidetto Esercito di liberazione del Signore attivo da trent'anni nella regione africana dei Grandi Laghi o a quelli arruolati nei cartelli del narcotraffico americani e asiatici).

Quello dell'Isis e di Boko Haram è un progetto politico, forsennato finché si vuole, ma coerente. Con i due gruppi il jihadismo ha fatto un salto culturale. O meglio si è manifestato come un cancro. Che si tratti di un cancro nato all'interno di un radicalismo religioso è significativo, ma non determinante, né tantomeno conseguenziale. L'islam non ha niente a che vederci. Sostenerlo è come affermare che il nazismo equivale all'idealismo tedesco.O che, per usare un esempio più facile, che essere sostenitori di una squadra di calcio equivalga a essere teppisti assassini.