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Le crisi in Iraq e in Siria

Le crisi in Iraq e in Siria - Pierluigi Natalia


Tra barbarie

e solidarietà

  

4 settembre 2014

Un progressivo imbarbarimento segna la vicenda mediorientale, con la sfida portata tanto in Iraq quanto in Siria dai terroristi del cosiddetto Stato islamico (Is). Tra le risposte di civiltà alla loro violenza si segnala quella dei musulmani di Mosul, nel nord dell’Iraq, di confessione sunnita come si dichiarano anche i feroci aggressori che avevano occupato la città e contro la cui aderenza ai principi dell'islam si sono peraltro già espresse più volte le voci più autorevoli della comunità musulmana mondiale. Molti cristiani di Mosul, infatti, sono riusciti a mettersi in salvo proprio grazie alla solidarietà dei vicini di casa musulmani. Testimonianze in merito sono state diffuse nelle ultime ore dalle agenzie di stampa internazionali, dopo che in questo senso si erano già espressi più volte i responsabili delle chiese in Iraq.

La condizione dei cristiani costretti a fuggire resta comunque drammatica. Incombenti minacce di epidemia si segnalano nel campo profughi di Ankawa, un sobborgo a maggioranza cattolica di Erbil, nel Kurdistan iracheno, dove sono già stati registrati alcuni casi di lebbra, come riferito oggi dal parroco don Benham Benoka, in un collegamento con TV2000, l'emittente della Conferenza episcopale italiana

La vicenda legata all'attacco dell'Is – e più in generale alle mai risolte crisi dell'area - incancrenisce mentre si assiste a una spaccatura della comunità internazionale, soprattutto con una contrapposizione tra Russia e Paesi occidentali che non si registrava dai tempi della guerra fredda, cioè da un quarto di secolo. La divisione sulla questione ucraina, oltre ad approfondire le contrapposizioni, sembra infatti ostacolare un'azione concorde, nell'ambito delle Nazioni Unite, per fronteggiare la sfida dell'Is. I Paesi occidentali difendono la scelta sia dei raid aerei in Iraq sia di sostegno militare al Governo di Baghdad e ai combattenti del Kurdistan iracheno. Al tempo stesso, però, permane una loro sostanziale opposizione al Governo siriano, a sua volta impegnato a fronteggiare l'Is.

Proprio il fronte siriano, peraltro, potrebbe rivelarsi potenzialmente il più critico. Tra l'altro, un anno dopo il vertice del G20 in Russia concluso in extremis con un accordo tra il presidente russo Vladimir Putin e quello statunitense Barack Obama per scongiurare un intervento armato straniero in Siria, la questione delle armi chimiche torna a essere sollevata dalla diplomazia statunitense. Lo ha fatto la rappresentante di Washington all'Onu, Samantha Power, esprimendo dubbi sul fatto che l'arsenale chimico siriano sia stato in effetti completamente smantellato e prospettando il pericolo che se sono rimaste armi chimiche in Siria possano cadere nelle mani dell'Is. A questo va aggiunto che gli ostaggi occidentali uccisi brutalmente dall'Is o ancora nelle loro mani sono stati catturati proprio in Siria.

In Iraq, intanto, non s'interrompono né i raid dell'aviazione statunitense né le violenze dell'Is. Fonti ufficiali della polizia irachena hanno riferito ieri che una cinquantina di civili sono stati catturati dall'Is a Tal Ali, un villaggio vicino a Kirkuk, dopo che i residenti avevano incendiato una delle postazioni dei miliziani islamisti insieme alla bandiera del gruppo. Le fonti hanno specificato che i miliziani sono tornati ieri a Tal Ali da dove si erano ritirati il giorno prima. Non è la prima volta che l'Is compie sequestri di massa in Iraq, dove il gruppo ha rapito migliaia di civili nei villaggi nel nord, in quella che appare una vera e propria pulizia etnica, denunciata da diverse organizzazioni internazionali e sulla quale è in atto un'indagine dell'alto commissariato dell'Onu per i diritti umani.

In uno dei raid dell'aviazione statunitense, intanto, sarebbero stati uccisi tre alti esponenti dell'Is, tra cui Abu Hajar Al Sufi, il principale collaboratore del capo del gruppo, Abu Bakr Al Baghdadi. La notizia è stata data da un alto funzionario della sicurezza irachena citato in forma anonima dall'emittente statunitense Nbc News. Secondo la fonte, nel raid, nella zona di Mosul, sono stati uccisi anche un esperto di esplosivi e il comandante militare dell’Is della vicina Tal Afar.