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Le migliaia di migranti e profughi in Mediterraneo

Le migliaia di migranti e profughi in Mediterraneo - Pierluigi Natalia

  

Mare nostrum

  

ma non solo

  

6 giugno 2014

 Gli sbarchi nelle ultime ore di altre migliaia di migranti e profughi hanno dato alimento a a contestazioni dell'operazione Mare nostrum che ha permesso di salvare decine di migliaia di vite in Mediterraneo. Per una volta, comunque, si può concordare sulla posizione del Governo di Roma, che insiste affinché l'accoglienza ai flussi di migranti e profughi non sia più competenza esclusiva dei Paesi di arrivo – come di fatto stabiliscono i trattati europei – ma dell'Unione europea come tale. Per ora, risposte concrete non ci sono state. Ancora questa settimana, i ministri dell’Interno dei 28 Paesi dell’Unione, riuniti a Lussemburgo, hanno concordato che «esiste il rischio che la situazione si deteriori ulteriormente» nel Mediterraneo, ma non hanno indicato alcuna azione concreta da portare avanti nell’immediato, limitandosi a indicare che il Consiglio europeo del 26 e 27 giugno «ritornerà sulle questioni dell’asilo e dell’immigrazione in una prospettiva di più ampio e più lungo termine». Al campo delle mere, sia pur indiscutibili affermazioni di principio, si deve di conseguenza ascrivere anche l'intervento di Cecilia Malmström, commissario europeo per gli Affari interni, presente alla riunione a Lussemburgo, che ha definito vergognoso il fatto che «non tutti, anzi meno della metà degli Stati membri Ue siano coinvolti nell’accoglienza di rifugiati».

Anche modificare questo punto, comunque, resterebbe nei limiti delle risposte alle emergenze e non costituirebbe di per sé un impegno a rimuovere le cause, questione sulla quale si incomincia per fortuna a discutere anche ai massimi livelli internazionali. L’Onu sta infatti valutando l’ipotesi di creare centri di prima accoglienza per migranti e profughi in Paesi dell’Africa settentrionale o del Vicino Oriente, così da poter valutare sul posto le richieste di asilo ed evitare avventurose traversate verso le coste dell’Italia o di altri Stati dell’Unione europea. «Non siamo totalmente contrari all’idea di un esame all’esterno dei Paesi di arrivo, purché alcune garanzie vengano mantenute: il diritto di appello, il giusto processo, il diritto a restare in attesa dell’appello», ha spiegato in settimana il direttore europeo dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), Vincent Cochelet, citato dal quotidiano britannico «The Guardian». Per l’Unhcr, un esame dei requisiti di migranti e rifugiati direttamente nei Paesi di transito, come Egitto, Libia o Sudan, potrebbe essere la giusta risposta all’appello di molti Paesi, a partire dall’Italia, che si sentono abbandonati di fronte al sempre più massiccio afflusso verso le coste europee. Finora questa ipotesi sembrava però essere stata scartata per gli alti costi.

Sull’operazione Mare nostrum è intervenuta anche l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), sottolineandone i successi. I 42.000 sbarchi dei primi mesi del 2014 equivalgono a quelli di tutto il 2013. Ma mentre l’anno scorso almeno settecento persone erano morte durante le traversate, quest’anno «il numero di decessi è sceso, grazie all’operazione di salvataggio», ha detto la portavoce dell’Oim, Christiane Berthiaume.

Secondo l’Oim, comunque, è condivisibile la posizione del Governo di Roma sulla necessità di risposte a livello europeo e non affidate ai singoli Stati. L’Oim ha esortato i Paesi di origine, di transito e di destinazione a lavorare insieme per trovare soluzioni ai flussi migratori irregolari. Ma nel frattempo, ha riconosciuto che l’Italia affronta una vera emergenza umanitaria. Anche secondo il portavoce dell’Organizzazione in Italia, Flavio Di Giacomo, «Mare nostrum è un’operazione emergenziale importante che deve continuare a salvare vite umane, ma non può essere una soluzione a lungo termine». Di Giacomo ha precisato che l’emergenza non riguarda di per sé il numero degli arrivi, ma le loro modalità. Il numero infatti ha un peso relativo per un Paese di circa sessanta milioni di abitanti. Basti pensare al milione di rifugiati siriani ospitati in Libano o anche solo alle oltre 126.000 domande d’asilo ricevute nel 2013 dalla Germania. La vera emergenza è che arrivano su imbarcazioni fatiscenti e in tempi sempre molto ravvicinati, il che pone una sfida ingente per salvare migliaia di vite.

Sule migrazioni in sé, inoltre, potrebbe essere utile ricordare quanto affermato un paio di anni fa da Napolitano, che all'epoca sembrava a fine mandato. «Gli immigrati in Italia costituiscono una componente essenziale della popolazione, come forza lavoro e anche fonte di energia vitale per una società che invecchia. L’ostilità nei confronti dell’immigrazione deve perciò essere considerata un rifiuto della realtà, frutto di ingiustificate paure troppo spesso alimentate nel dibattito pubblico», scrisse il presidente in un messaggio per la Giornata mondiale delle migrazioni, istituita dall’Onu nel 2000. In quell'occasione, Napolitano sembrò cogliere il significato della Giornata e la specifica attenzione alla questione migrazioni posta dall'Onu ai Governi. Oltre 214 milioni di persone nel mondo, il numero più alto mai registrato, vivono la condizione del migrante, amara da sempre, ma oggi con accentuate e drammatiche difficoltà nei Paesi di destinazione, a causa sia della crisi economica e finanziaria globale, sia di contesti sociali più precari, sia di legislazioni più restrittive che in passato. Più volte, del resto, lo stesso segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha sottolineato che in questo periodo di crisi economica e finanziaria mondiale è particolarmente importante prestare attenzione ai diritti dei migranti, denunciando che al contrario con le restrizioni di bilancio si sono accentuate misure di austerità che discriminano i lavoratori migranti, oltre una retorica xenofoba che alimenta la violenza e che ha avuto parte rilevante anche nel relativo successo riportato nelle ultime elezioni europee da alcune forze che xenofobe si dichiarano esplicitamente o che comunque con il razzismo flirtano.