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Si rinnova il Parlamento

Si rinnova il Parlamento - Pierluigi Natalia


Incognita affluenza

  

sul voto in Sud Africa

  

  

6 maggio 2014

 

Quello sull’affluenza alle urne è uno dei due dubbi sull’esito delle elezioni politiche di questo mercoledì 7 maggio in Sud Africa. L’altro è se la percentuale di consensi per l’African National Congress (Anc) — il partito fondato da Nelson Mandela e rimasto sempre al Governo dopo la fine dell’apartheid — supererà o meno il sessanta per cento dei consensi previsto dai sondaggi e soprattutto dei deputati all’Assemblea nazionale, cosa della quale si dichiara certo il presidente Jacob Zuma, avviato a un secondo mandato.

Diversi osservatori ritengono che si potrebbe accentuare il fenomeno dell’assenteismo. Alle elezioni di cinque anni fa votarono il 56 per cento degli iscritti alle liste contro l’85 per cento del voto del 1994, il primo nel Paese a suffragio universale con la partecipazione degli elettori neri. La morte di Nelson Mandela, il cui universale prestigio ha continuato in qualche modo ad avere ricadute favorevoli all’Anc anche dopo il suo ritiro dalla scena pubblica, potrebbe contribuire a un ulteriore calo di partecipazione. Un calo che potrebbe avere dimensioni significative tra gli elettori più giovani, quelli che l'epoca dell'apharteid non hanno vissuto.

Una tale eventualità, soprattutto, sarebbe da molti considerata un avallo popolare alle valutazioni negative sulle politiche seguite dall’Anc negli ultimi anni, appunto quelli della presidenza di Zuma, da più parti accusato, oltre che di comportamenti personali ritenuti poco consoni al suo ruolo, di un uso spregiudicato delle prerogative e delle immunità che la Costituzione gli attribuisce.

La campagna elettorale dell’opposizione, guidata dall’Alleanza democratica, capeggiata da Helen Zille ha puntato infatti anche sulle critiche al presidente, oltre che sulle accuse all’Anc di aver tradito molte delle sue promesse. Il Paese, infatti, attende ancora le annunciate riforme, soprattutto sociali, finora mancate. Sono in molti, anzi, a giudicare le misure prese non in grado di cancellare le diseguaglianze, ma persino a crearne altre, determinando la nascita di nuove classi dirigenti economiche, se non politiche. Insieme a quella dei bianchi rimasti eredi di storiche ricchezze, si sono infatti affermate nuove classi nere agiate che hanno precipitosamente abbandonato le tradizioni per approdare a uno stile di vita fatto di lusso e simboleggiato da case, scuole e cliniche private guardate a vista da vigilanti armati. Il tutto in un Paese che pure è la maggiore economia del continente, ma dove oltre il 40 per cento degli abitanti non hanno un lavoro regolare e in gran parte hanno anche smesso di cercarlo. L’opposizione denuncia che milioni di persone restano distanti non solo dai centri di potere, ma anche da una vita appena decente. Come testimoniano le centinaia di migliaia di famiglie che vivono ancora nelle turbolente e degradate township senza la prospettiva reale di potersene allontanare.

Come conferma della distanza dei vertici dell’Anc dal sentire dei ceti più deboli molti osservatori leggono, per esempio, l’ormai quasi biennale protesta dei minatori, che ha visto irrompere sulla scena nazionale un nuovo sindacato del settore, l’Association of Mineworkers and Costruction Union, e perdere posizioni la formazione storica della National Union of Mineworkers, legata all’Anc e considerata troppo acquiescente nei confronti del Governo e delle stesse società multinazionali concessionarie dei diritti di estrazione.

A queste e ad altre critiche, l’Anc ha risposto con una campagna elettorale tutta puntata sull’impegno ad appianare i contrasti sociali, varando una serie di leggi mirate ad aprire l’economia nazionale a quanti — neri, indiani, meticci, ma anche bianchi poveri — ne sono in gran parte esclusi.