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É il povero la misura del nuovo Papa

É il povero la  misura del nuovo Papa - Pierluigi Natalia

 Un gesuita

  

che sceglie

  

Francesco

  

  

13 marzo 2013

di Pierluigi Natalia

 Miserando atque eligendo (Scusando e scegliendo). Il motto che Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco, si scelse per il suo stemma episcopale quando, il 20 maggio 1992 Giovanni Paolo II lo nominò vescovo titolare di Auca e ausiliare di Buenos Aires, si è sempre tradotto nella sua vita nello scusare le debolezze e nello scegliere i poveri come pietra di paragone dell'essere cristiani. Il nuovo Papa è un gesuita che ha scelto di chiamarsi Francesco.

 

Finora Arcivescovo di Buenos Aires, le sue prime parole sono state da Vescovo di Roma. E non è un caso. La diocesi di Buenos Aires l'ha sempre chiamata la esposa. E il suo essere Vescovo è stare davvero con la famiglia dei suoi figli. Anche girando in largo e in lungo l'immensa metropoli sudamericana in metropolitana e con gli autobus nei quindici anni del suo ministero episcopale.

 

«La mia gente è povera e io sono uno di loro», ha detto più di una volta per spiegare la scelta di abitare in un appartamento e di prepararsi la cena da solo. Ai suoi preti ha sempre raccomandato misericordia, coraggio apostolico e porte aperte a tutti. La cosa peggiore che possa accadere nella Chiesa, ha spiegato in alcune circostanze, «è quella che de Lubac chiama mondanità spirituale», che significa «mettere al centro se stessi». E quando cita la giustizia sociale, invita per prima cosa a riprendere in mano il catechismo, a riscoprire i dieci comandamenti e le beatitudini. Il suo progetto è semplice: se si segue Cristo, si capisce che «calpestare la dignità di una persona è peccato grave». Non a caso, nonostante il suo carattere schivo, è divenuto un punto di riferimento anche sociale per il popolo argentino per le sue forti prese di posizione durante la drammatica crisi economica che ha sconvolto l'Argentina nel 2001.

Come arcivescovo di Buenos Aires — diocesi che ha oltre tre milioni di abitanti — pensa a un progetto missionario incentrato sulla comunione e sull’evangelizzazione. Quattro gli obiettivi principali: comunità aperte e fraterne; protagonismo di un laicato consapevole; evangelizzazione rivolta a ogni abitante della città; assistenza ai poveri e ai malati. Punta a rievangelizzare Buenos Aires «tenendo conto di chi ci vive, di com’è fatta, della sua storia. Invita preti e laici a lavorare insieme. Nel settembre 2009 lancia a livello nazionale la campagna di solidarietà per il bicentenario dell’indipendenza del Paese: duecento opere di carità da realizzare entro il 2016. E, in chiave continentale, nutre forti speranze sull’onda del messaggio della Conferenza di Aparecida nel 2007, fino a definirlo «l’Evangelii nuntiandi dell’America Latina».