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Hollande aumenta la presenza militare francese nel continente

Hollande aumenta la presenza militare francese nel continente - Pierluigi Natalia

  

François l'africano

  

 

19 luglio 2014

La Costa d’Avorio è stata la prima tappa di una nuova missione in Africa del presidente francese, François Hollande, che lo vedrà impegnato nelle prossime ore anche in Ciad e in Niger. Hollande, accompagnato da tre ministri, quelli di Esteri, Difesa e Sviluppo, alcuni parlamentari e una cinquantina di uomini d’affari, si prefigge da un lato di incrementare i rapporti economici e dall’altro di intensificare la presenza militare francese, soprattutto nel Sahel, con il dichiarato scopo di lottare contro il terrorismo dei gruppi islamisti. Va ricordato che sia in Costa d'Avorio, sia in Niger, sia in Ciad sono presenti da lungo tempo soldati francesi, ha conferma di una politica seguita da sempre da Parigi e che nei due anni di presidenza di Hollande è tutt'altro che mutata, ma ha avuto conferme con gli interventi armati prima in Libia, poi in Mali e infine nella Repubblica Centroafricana.

Nella prima tappa di questa sua nuova missione, che giovedì lo ha visto partecipare a un forum sullo sviluppo sostenibile tenuto ad Abidjan, la principale città della Costa d’Avorio, le finalità economiche sono apparse predominanti. Nell’ex colonia le aziende francesi sono tuttora in posizione dominante rispetto agli altri investitori internazionali, ma da tempo subiscono la crescente concorrenza di quelle statunitensi e, soprattutto, asiatiche. Le fonti di Parigi non nascondono l’intenzione di non perdere questa posizione di vantaggio in un Paese considerato particolarmente interessante per gli investitori, dato che nei due anni seguiti alla fine del rigurgito di guerra civile e all’insediamento del presidente Alassane Dramane Ouattara il tasso di crescita ivoriano ha oscillato tra l’8 e il nove per cento.

Con Ouattara e il suo Governo i rappresentanti francesi stanno valutando anche i contratti di rimborso del debito contratto con Parigi, tre miliardi di euro su un periodo di 15 anni, che verranno trasformati in progetti per lo sviluppo e la lotta alla povertà. Al tempo stesso si stanno esaminando i temi della tutela dei diritti umani, della giustizia e della riconciliazione nazionale ivoriana dopo la crisi del 2010-2011 provocata dal rifiuto dell’ex presidente Laurent Gbagbo, oggi imputato davanti alla Corte penale internazionale, di riconoscere la sconfitta elettorale inflittagli da Ouattara. In subordine rispetto ai temi economici sono quelli militari, pure in discussione, dato che la Francia intende trasformare l’operazione Licorne, dispiegata da dodici anni in Costa d’Avorio, in una forza permanente. Ouattara, al cui consolidamento le truppe francesi contribuirono in modo determinante, non ha mai espresso una posizione definitiva sulla questione.

Secondo molti osservatori, dovrebbero essere stati gli aspetti militari a predominare nei colloqui che Hollande ha avuto questo sabato con il presidente del Niger, Mahamadou Issoufou, così come dovrebbe accadere nelle prossime ore con quello del Ciad, Idriss Deby Itno. Va peraltro ricordato che un altro nodo dei rapporti tra Niamey e Parigi, cioè le lunghe trattative che lo scorso maggio hanno portato alla firma di un accordo controverso sull’uranio nigerino, sfruttato da decenni.

Anche in Niger e in Ciad sono dispiegate da tempo truppe francesi, ma ora Parigi intende rendere permanente e più strutturata tale presenza. In quello che considera uno sviluppo necessario dell’intervento armato in Mali contro i gruppi islamisti che ne avevano occupato le regioni settentrionali, Hollande ha già annunciato l’avvio nel Sahel di un nuovo dispositivo di sicurezza, forte di tremila soldati francesi, chiamato Barkhane (significa «duna a forma di mezzaluna sotto l’effetto del vento»). Nella capitale nigerina Niamey verrà potenziata la base dei droni francesi – non a caso destinazione della prima visita fatta da Hollande nella tappa in Niger della sua missione - mentre il quartier generale dell’operazione Barkhane, nella quale saranno integrati i milletrecento soldati tuttora presenti in Mali, oltre un anno dopo il loro originariamente previsto ritiro, sarà invece stabilito nella capitale ciadiana a N’Djamena, già sede dal 1986 dell’operazione Epervier, che ha visto in più occasioni interventi dell’aviazione francese.