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La preghiera del Papa per le vittime delle migrazioni

La preghiera del Papa per le vittime delle migrazioni - Pierluigi Natalia

  

Il mare

  

e il deserto

  

  

2 novembre 2013


 

Dare fondo all'ancora. Arrivare in porto. O in una rada dove sostare, al riparo da un vento infido che rende nemico il mare. Trovare un'oasi che renda possibile il viaggio nell'arsura diurna e nel gelo notturno del deserto. Che renda un futuro alla speranza. Questo è mancato alle migliaia di sventurati migranti dei quali la cronaca di questo mese ci ha raccontato la morte. Annegati a Lampedusa. Uccisi nel Sahel, al confine tra Niger e Algeria. Vite stroncate tra il deserto e il mare mentre «cercavano una liberazione, una vita più degna», come ha detto ieri Papa Francesco , rinnovando al Verano, il cimitero storico di Roma, una tradizione interrotta interrotta vent’anni fa, quella di pregare per i defunti al vespero della festa di Ognissanti. Quella festa che la colonizzazione culturale di Halloween ha riempito di morti viventi, streghe, vampiri e tutti gli altri gadget di un consumismo stupido e inquietante insieme. Perché i nostri morti e i nostri santi sono tutt'uno. Toccare la la riva della speranza cristiana, come ha detto il Papa, è riconoscere che non è finta la morte, ma vera la vita.

 

Ed è anche essere capaci di non dimenticare quanti a quelle tragedie del mare e del deserto sono scampati, ma oggi vivono «ammucchiati», ha detto ancora il Papa, in centri di accoglienza incapaci di ospitarli adeguatamente. Per loro il Vescovo di Roma ha chiesto che si accelerino le procedure legali per consentire loro una sistemazione più degna.

 

Pensare a loro, oggi, è il modo più decente per commemorare i loro e nostri morti. Ma la cronaca di queste ore sembra ignorarlo. A Lampedusa, dove si svolgono oggi cerimonie commemorative delle vittime del naufragio del 3 ottobre, la situazione nel centro di accoglienza è sempre drammatica. Il piazzale davanti al centro, dove i migranti hanno costruito delle capanne, è stato trasformato in una sorta di palude dalla pioggia torrenziale di ieri pomeriggio.

 

La protesta dei migranti per le condizioni nelle quali si trovano ha provocato un nuovo incidente nel centro di Gradisca d’Isonzo, in provincia di Gorizia, dove proprio ieri erano state inviate ottanta persone da Lampedusa. Gli ospiti del centro hanno dato fuoco alle stanze risparmiate dall’incendio di mercoledì scorso, rendendo di fatto completamente inagibili gli spazi coperti della struttura. Due immigrati, lievemente intossicati, sono stati trasportati al Pronto soccorso di Monfalcone. Gli altri hanno annunciato di voler dare vita a un nuovo sciopero della fame e della sete.

 

Il Governo del Niger, intanto ha proclamato ieri tre giorni di lutto nazionale per la tragedia dei 92 migranti morti di sete nel deserto. Le autorità di Niamey hanno deciso anche la chiusura immediata dei campi di raccolta ad Agadez, nel nord del Paese, principale punto di transito verso la Libia o l’Algeria.

 

Anche in Tunisia è stata proclamata, per domani, nel trigesimo del naufragio del 3 ottobre a Lampedusa, una giornata di lutto nazionale in ricordo delle centinaia di vittime africane. In una nota del Governo di Tunisi si esprime, insieme con la piena solidarità per le famiglie delle oltre trecento vittime, la convinzione che sia necessario adottare una strategia in più direzi0ni «per fare fronte, in maniera più efficace, all’emigrazione degli africani verso le rive nord del Mediterraneo».

 

Miglior sorte delle tante persone uccise dal deserto o dal mare — o meglio dai trafficanti di esseri umani che ve li portano in condizioni inaccettabili — hanno avuto in Libia altri 48 migranti che erano stati dati per dispersi. Sono stati infatti rintracciati ieri dalle autorità libiche nel deserto nella parte orientale del Paese, tra Ajdabiya e Tobruk. La notizia è stata resa nota dall’ambasciata egiziana a Tripoli. Secondo le autorità circa sessanta persone, di nazionalità egiziana e sudanese, si erano perdute dopo essere entrate illegalmente in Libia dall’Egitto qualche giorno fa. I trafficanti ai quali si erano affidati li avevano appunto abbandonati nel deserto. Dieci persone erano già state salvate giovedì vicino alla località di Baida, mentre due, entrambe egiziane, erano state ritrovate morte.