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Si rinnova parte del Parlamento

Si rinnova parte del Parlamento - Pierluigi Natalia

  

Sedicenni al voto

  

in Argentina

  

26 ottobre 2013

 

La principale novità delle elezioni politiche di domani in Argentina è che alle urne sono chiamati anche i giovani tra i 16 e i 18 anni. Questi nuovi potenziali elettori sono circa 750.000 sul un totale intorno ai trenta milioni. A giudizio di molti osservatori, non dovrebbero di conseguenza essere determinanti sull'esito delle elezioni. Tuttavia, l'irruzione sulla scena pubblica di un elettorato più giovane potrebbe indicare novità in un Paese in cui da decenni l'intera dirigenza è riconducibile al peronismo.

Quelle di domenica sono elezioni cosiddette di medio termine. Come in altri Paesi — l'esempio più noto sono gli Stati Uniti — il Parlamento non viene rinnovato tutto insieme, ma in fasi successive. Ogni due anni si eleggono la metà dei deputati per un quadriennio, in questo caso 127 su 253, e un terzo dei senatori, 24 su 72, che hanno invece un mandato di sei anni. Si chiamano di medio termine perché arrivano a metà del mandato, anch’esso quadriennale, del presidente, del quale costituiscono una sorta di “tagliando”.

Stando ai sondaggi, lo schieramento del capo di Stato in carica, Cristina Fernández de Kirchner - convalescente dopo un intervento chirurgico di tre settimane fa per rimuovere un ematoma celebrale provocato da un trauma cranico - si presenta all'appuntamento in forte calo di popolarità. Nell’ultimo anno sembrano infatti diminuiti i consensi per la prima donna arrivata alla guida dello Stato con il voto popolare — Isabelita Perón ricoprì il ruolo senza mai essere stata eletta — nelle presidenziali nel 2007 e confermata largamente nel 2011, anche sull'onda dell'emozione suscitata dalla morte, l'anno prima, del marito e predecessore Néstor Kirchner, presidente dal 2003 al 2007. Nelle ultime ore anche le mozioni di affetti - sia per vicinanza alla Presidenta, come la chiamano in Argentina, sia per ricordare il marito del quale proprio domenica ricorre l'anniversario della morte -   hanno trovato posto negli appelli aglielettori dei candidati del Frente para la Victoria (Fpv), il partito ormai identificato nel cosiddetto kirchnerismo, considerato il peronismo di sinistra per la sua iniziale spinta riformatrice.

Il dato di partenza è quello di agosto, quando si sono tenute le Primarias, abiertas, simultáneas y obligatorias (Pasa), con le quali vengono scelti i candidati alle elezioni (in questo caso, contrariamente agli Stati Uniti, dove ogni partito fa le sue primarie, si tratta di una sorta di primo turno a cui partecipano tutte le forze politiche). C'é stata una significativa flessione dell'Fpv, rimasto il primo partito, ma con il 29% dei consensi, due punti in meno dell'esito finale delle elezioni di medio termine di quattro anni fa e soprattutto molto lontano dal trionfale 54% ottenuto dalla Presidenta nel 2011. Al tempo stesso, si è imposto all'attenzione Sergio Massa, l’ex sindaco di Tigre, nell’area metropolitana di Buenos Aires, che in passato è stato capo di Gabinetto di Néstor Kirchner, ma oggi guida il peronismo dissidente del Frente Renovador, che contrasta da destra il kirchnerismo. Nel distretto di Buenos Aires, dove vota quasi poco meno del 40% per cento della popolazione, Massa ha battuto il candidato dell'Fpv con uno scarto di oltre cinque punti percentuali. I candidati dell'Fpv hanno perso anche nelle province di Córdoba e Santa Fe, seconda e terza per numero di elettori.

Tuttavia, il risultato complessivo non è stato tale da far pensare che domenica ci sarà un terremoto politico. Al di là del successo personale, Massa non sembra essere ancora riuscito a dare coesione all'opposizione, e tra l'altro guida un movimento dalla comnnotazione politica non chiarissima, nel quale a kirchneristi delusi si affiancano neoliberisti radicali che puntano alla privatizzazione di diversi settori gestiti dallo Stato. Nonostante il suo circa 26% alle Pasa, il Frente renovador non è apparso convincente a molti degli elettori contrari all'Fpv. Poco oltre un quinto dei voti è andato l'Unión Cívica Radical, il partito di centro storicamente oppositore della tradizione politica del peronismo. Con i suoi alleati di centrosinistra, l'Ucr ha raggiunto il 21,1%. Consensi minori a livello nazionale hanno avuto Propuesta Republicana, di tendenza conservatrice, guidata dal governatore della provincia di Buenos Aires, Mauricio Macri, e il Frente Unen, l'unione delle sinistre, che pure ha fatto registrare un risultato lusinghiero proprio a Buenos Aires, ma che il sistema elettorale penalizza.

Di fatto, se il voto dovesse ripetere quello delle Pasa, l'Fpv manterrebbe il controllo del Parlamento e dimostrerebbe di conservare, nonostante il malcontento crescente tra le classi medie, forte consenso nei settori popolari urbani. Anche se non mancano ombre, dopo un decennio di kircnerismo, sui risultati delle sue dichiarate politiche di inclusione sociale di questi ceti.

Diverso è il discorso per quanto riguarda le prospettive per il 2015, quando Sergio Massa non nasconde di voler correre per la presidenza. Da tempo in Argentina si discute sul fatto che Cristina Fernández de Kirchner, che peraltro non si è mai pronunciata esplicitamente in questo senso, possa ricandidarsi. Ma la Costituzione argentina non permette tre mandati presidenziali consecutivi. La Presidenta dovrebbe quindi ottenerne una riforma, per la quale servirebbe però una maggioranza dei due terzi in entrambe le Camere del Parlamento, una condizione che oggi sembra impossibile.

Scenari futuri a parte, il voto di domenica farà chiarezza anche sulle aspettative del popolo argentino, che come altri ha subito negli ultimi anni, soprattutto tra i ceti più poveri, conseguenze pesanti della crisi finanziaria globale. Un'inflazione a livelli di guardia e una disoccupazione preoccupante, soprattutto tra i giovani, si aggiungono a un alto debito pubblico, un tema sempre scottante in Argentina dopo il default del 2001, sul quale si riconoscono ormai responsabilità non solo dell'allora dirigenza di Buenos Aires, ma anche delle istituzioni finanziare internazionali.

Le elezioni richiedono dunque «una partecipazione lucida da parte di tutti», come sostenne già prima delle Pasa la Conferenza episcopale, in una nota del suo presidente, l'arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz, José María Arancedo. I vescovi del primo Paese americano che ha dato un Papa alla Chiesa sollecita, in particolare, un impegno per la dignità dell’uomo, specialmente per i più poveri e vulnerabili. Perché è sulla giustizia sociale che vanno misurate le proposte politiche. Anche in questo sarà interessante registrare gli orientamenti di quei 750.000 ragazzi chiamati per la prima volta a scegliere con lo strumento del voto quale futuro vogliono costruire.